Quando a venire dai “paesi di cesso” eravamo noi

Shithole Countries: così il presidente degli Stati Uniti ha definito i paesi di origine dei migranti che non gli piacciono. Preferirebbe i norvegesi agli africani. Il mondo civile ha reagito a questa intollerabile deriva razzista del massimo rappresentante di un paese fatto di migranti. Ma è il caso di ricordare che non è la prima volta nella storia degli USA che si tenta di discriminare i migranti sulla base dei paesi di origine. Più o meno cento anni fa toccò proprio agli italiani, e in particolare a quelli del sud. Continua a leggere

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Birds of passage. Per ricordarci chi eravamo e chi siamo in un mondo globalizzato

Nella catena montuosa di Saint Elias Mountains, la seconda al mondo dopo la Cordigliera delle Ande, ai confini tra il Canada e l’Alaska, a 5.226 metri di altezza, tra violente bufere di neve e raffiche di vento gelido, svetta la cima di Mount Lucania. Il primo uomo a individuarlo, e imporgli questo nome, fu Luigi Amedeo di Savoia, il duca degli Abruzzi. Era arrivato in Canada, alla testa di una spedizione di ardimentosi alpinisti, attraversando l’oceano a bordo di una motonave di Sua Maestà Britannica che si chiamava Lucania.
Qualche migliaio di chilometri a sud, nel cuore di Manhattan, al numero 235 West della settantunesima strada, c’è palazzo Lucania, un elegante edificio di otto piani destinato ad appartamenti per la middle-class costruito nel 1910 da Anthony Campagna, un avvocato di Castelmezzano che è diventato uno dei più importanti imprenditori edili di New York City.
A Genk, una delle capitali del distretto minerario del Limburgo, in Belgio, ancora oggi i prodotti tipici della Basilicata, compresi pane e latticini, arrivano freschi ogni settimana.
A Berlino una commissione della Regione Basilicata arrivata all’inizio degli anni duemila per censire i ristoranti che proponevano cucina tipica lucana, ne arrivò a contare il numero incredibile di ventitré. Continua a leggere

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Un Angelo tra le donne di Maputo

Una donna che porta una zappa sulle spalle e un bambino in grembo, e la scritta: “Producendo ci formiamo e ci liberiamo”. È il simbolo dell’Unione Generale delle Cooperative, l’organizzazione che a Maputo, capitale del Mozambico, mette insieme centinaia di imprese, dando lavoro a migliaia di persone, in grandissima parte donne. Un piccolo miracolo economico in una delle regioni più povere dell’Africa, che ha suscitato l’interesse degli studiosi di economia dello sviluppo, e che porta la firma di un piccolo frate francescano arrivato dalla Basilicata. Continua a leggere

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New York rende omaggio a Vito Marcantonio, il politico italo-americano ingiustamente dimenticato per oltre 60 anni

NEW YORK – Quando morì per un attacco di cuore sul selciato dalla Broadway davanti alla City Hall, gran parte dell’establishment di New York tirò un sospiro di sollievo: il destino aveva portato via dalla scena della città, a soli cinquantadue anni, un politico “scomodo”: avversato dai partiti tradizionali, dal mondo della finanza, dai grandi giornali, perfino dalla Chiesa, ma amato dal popolo al punto da essere trionfalmente eletto al congresso federale per ben sette mandati. Continua a leggere

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Charles Paterno, the man who invented the Christmas trees business

At Christmas, Windmill Farm became the biggest distribution center for Christmas trees in the whole state. The scene was unforgettable, especially when a thin layer of snow covered the land and the treetops. A long row of trucks, big American trucks, would load the trees, each one planted in a tin vase painted red and with a wooden plaque that read: “Children, I’m your Christmas tree. Take care of me, because if you do, I will grow bigger and stronger, just like you!” And then they would head out through the streets of the county, invading the houses of thousands of New Yorkers. Continua a leggere

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